Inviato da Maria il 29 Lug 2013 in blog, la serra delle parole, polline e pollina | 6 commenti
Il giardino è un posto dove gli uomini possono coltivare piante e fiori preziosi.
E’ un luogo separato, protetto, come quegli spazi destinati ai lavori interiori e spirituali: la stanza per la meditazione, un angolo dedicato alla preghiera, la camera degli incontri amorosi, il tavolino dello scrittore.
Il giardino è il luogo ove coltivare l’introversione; coltivare la mente in profondità, osservare sentimenti di rabbia e dolore; esprimere gioia e pace.
Nel giardino, individuo e natura si incontrano.
Coltivare sentimenti delicati: tenerezza, gentilezza, piccoli amori e… magari, piccole illusioni.
Il giardino è il luogo dove ci si confronta con la parte fragile di noi, magari si sta in convalescenza. Oppure, si incontra la natura selvatica, in tutta la sua magnificenza: la capanna di Thoreau; l’Alaska di “Into the wild”. E quando siamo in contatto con il nostro sacro recinto interiore, il tempo ci concede una pausa. Allora entriamo nell’ora di meditazione; camminiamo in silenzio; sentiamo la bellezza dello stare da soli.
L’esperienza del giardino significa “rendere onore alla propria anima, imparare ad essere innamorati e a danzare”
-Robert Bly-
Ecco, appunto! io nel mio giardinetto tanta gente non la voglio.
sprucito!
A volte mi sembra di essere “guarita” e poi mi ritrovo,in un giardino che ho fatto mio, convalescente… e allora capisco che non si “guarisce” mai…
e allora, anche se forse non si guarisce mai, danza ,amica mia, danza sui tuoi ricordi, sui tuoi rimpianti, sui tuoi progetti…danza nel tuo giardino interiore, così ricco, così colorato, così profumato…
Bambino,
se trovi l’aquilone della tua fantasia
legalo con l’intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa’ delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l’ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell’acqua del sentimento.
(Alda Merini)
…” Oggi sò che in ogni frase pronunciata c’è l’anima di una domanda, allora temevo che in ogni domanda fosse contenuta una risposta che non sapevo riconoscere…”
Erri