Inviato da Maria il 13 Ago 2012 in blog, genius loci, pensieri come stoloni | 0 commenti
il primo fu di certo Nabucodonosor II, che alla sua Semiramide un pò intristita per la nostalgia della patria Persia costruì un giardinetto di delizie che in seguito meritò l’ingresso nelle sette meraviglie del mondo, i giardini pensili di Babilonia.Che poi in realtà questa opera più che il pegno d’amore per la sposa triste volesse essere una manifestazione tangibile della grandezza e potenza del suo regno, bhè, questa è la triste realtà del genere maschile.
non gli fu da meno Mughal Sha Jan che, piegato dal dolore per la morte di parto della moglie Mumtaz Mahal (14° parto, mica da poco…),pensò di farle costruire una tomba mettendo a lavoro 20000 persone per 22 anni, e realizzando il Taj Mahal. La aveva amata tanto che , perchè il suo architetto sapesse pienamente esprimere questo sentimento, Mughal provvide a farne uccidere la moglie, così da aiutarlo a compenetrarsi nel dolore della vedovanza. Ovviamente il mausoleo del Taj Mahal non è solo la splendida costruzione in marmo alabastrino, ma soprattutto la struttura di giardini che la circonda e che le consente, nelle splendide albe indiane, di specchiarsi rosata nel rettilineo corso d’acqua che la precede…in più di una occasione in India troviamo questa idea del femminile idealizzato, ma riflesso in uno specchio , che in realtà significa la forte identità maschile.
alla morte della amata Giulia Farnese il buon Vicino Orsini, uomo di spada, capitano di ventura, mollò le sue attitudini guerresche e, investito dal sacro fuoco della espiazione, si dedicò alla costruzione del meraviglioso Bosco di Bomarzo,percorso esoterico che dal buio della morte si snoda attraverso statue e mostri, simboli del percorso della vita, fino alla redenzione della luce del tempietto a Giulia , posto in cima alla collina. Le folli simbologie delle statue del bosco appaiono, a prima vista, manifestazioni disperate della pazzia d’amore; in realtà spesso hanno più di una interpretazione, e sottendono a una accettazione della morte, come nel caso di Cerere e Proserpina,non solo di Giulia ma anche di quanti avevano incrociato la spada del feroce giovane Vicino.
storie di uomini, storie di potere….le donne c’entrano ben poco.