Inviato da Maria il 5 Giu 2012 in blog, la serra delle parole, polline e pollina | 3 commenti
dall’orto discendono tutti i giardini, l’orto attraversa il tempo e racchiude in sè il sapere. Nelle campagne la parola giardino non designa altro che un orto, il resto è paesaggio; quando quest’ultimo è organizzato, si parla di parco.
Non c’è fantasia della Storia, non c’è utopia teatrale traboccante di fontane e grotte che abbia saputo cancellare l’urgenza e la legittimità dell’orto.
ODE AL CARCIOFO”
Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all’asciutto sotto le sue squame,
vicino a lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l’origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell’orto vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,
orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
ma allora arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l’osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta
del suo cuore verde.
Neruda
perfetta!mi fa pensare a chisciotte con un volto da carciofo….
puro surrealismo o arcimboldo?