Inviato da Maria il 1 Nov 2013 in blog, briciole sul davanzale, pensieri come stoloni | 3 commenti
stanno tutti qua…passeggiano di notte nel giardino, restano nei paraggi…mia madre ancora giovane sta spesso fra gli iris, ha i capelli biondi e ricci e il vestito dello stesso colore degli “Heavenly blue”…mio zio Gino si riguarda la sua aquila di ferro, di cui mi raccontava le storie che raccoglievano cent’anni della nostra storia di famiglia…mio padre tasta ossessivamente la frutta non ancora matura sui rami più bassi, e aspetta di poterla raccogliere di nascosto, e sorridere dispettoso…mia madre già segnata dalla malattia, magra e raggrinzita, continua a non apprezzare la potatura delle mie ortensie, che mai riusciranno ad eguagliare la ricchezza delle sue…nel periodo della fioritura delle campanule Lia sorride con gli occhi stretti..Francesco è sempre un po’ competitivo quando fioriscono le camelie…stanno tutti qua….e forse è perchè stiano qua, e ci rimangano bene, che io conservo questo giardino come luogo prezioso, come preziosi sono i ricordi che legano piante e persone….
I “miei” stanno con me e mi seguono un po` svogliatamente nei miei spostamenti e sono invidiosi dei “tuoi” così ben alloggiati, soprattutto mio padre, avrebbe amato parecchio il tuo giardino.
Guardare il fiume fatto di tempo e di acqua
E ricordare che il tempo e un altro fiume.
Sapere che noi ci perdiamo come il fiume
E che i volti passano come l’acqua.
Sentire che la veglia e un altro sogno
Che sogna di non sognare e che la morte
Che la nostra carne teme e questa morte
Di ogni notte, che si chiama sogno.
Vedere nel giorno e nell’anno un simbolo
Dei giorni dell’uomo e dei suoi anni.
Convertire l’oltraggio degli anni
In una musica, una voce e un simbolo.
Vedere nella morte il sogno, nel tramonto
Un triste oro, tale e la poesia
Che è immortale e povera. La poesia
Torna come l’alba e il tramonto.
Talora nel crepuscolo un volto
Ci guarda dal fondo di uno specchio:
L’arte deve essere come questo specchio
Che ci rivela il nostro proprio volto.
Narrano che Ulisse, sazio di prodigi,
Pianse d’amore scorgendo la sua Itaca
Verde e umile. L’arte e questa Itaca
Di verde eternità, non di prodigi.
Ed è pure come il fiume senza fine
Che scorre e rimane, cristallo di uno stesso
Eraclito incostante, che è lo stesso
Ed è altro, come il fiume senza fine.
JORGE LUIS BORGES
l’acqua del fiume scorre,va e non torna, ma ogni sasso conosce tutta l’acqua che è scorsa via.
“…convertire l’oltraggio degli anni
In una musica, una voce e un simbolo….” Che meraviglia.